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Il Novecento di Raffaele Romanelli, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Lezioni di storia contemporanea: Novecento

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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CAPITOLO 1
UNA GRANDE GUERRA
Pochi mesi dopo lo scoppio della Grande Guerra, l’entusiasmo di parteciparvi
svanì; nel primo periodo si era
pensato a una
“guerra lampo”
della durata di
pochi mesi, ma anche questa convinzione svanì presto e la guerra
risultò essere
una
lunga ed intensa guerra di trincea
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C’erano due schieramenti:
Triplice Intesa:
Francia, Inghilterra e Russia
Triplice Alleanza:
Germania, Italia e
Austria
La Germania decise di mettere in atto un piano militare molto dettagliato, il
piano
Schlieffen
che prevedeva un
primo fulmineo attacco a occidente per
annientare la Francia in poco più di un mese, l’invasione del Belgio e la
marcia
su Parigi.
Il Belgio fin dal 1839 aveva garantito la sua
neutralità
con l’obbligo di non
impegnarsi al fianco di una potenza
straniera; proprio per questo motivo, alla
minaccia d’invasione da parte dei tedeschi, il sovrano belga, Alberto I,
rifiutò
l’aiuto
inglese e francese. Il problema di fondo è che il paese non era
minimamente preparato ad
affrontare una guerra, ma con coraggio respinse
l’ultimatum tedesco e iniziò la difesa dei suoi territori. Con
l’arrivo dei
tedeschi iniziarono le invasioni, gli incendi dei villaggi e molti civili furono
colpiti. Uno dei fatti più
tragici compiuti in Belgio da parte della Germania, è
stato l’assalto a
Lovanio,
importante per la cultura europea;
il cosiddetto
“stupro di Lovanio”
scosse l’opinione pubblica di tutta Europa e convinse
l’
Inghilterra
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in guerra. Sull’avanzata in Belgio il capo di stato
maggiore Von Molkte disse:
La nostra avanzata in Belgio è stata senza
dubbio brutale, ma stiamo
lottando per la sopravvivenza e tutto ciò che troviamo sulla nostra strada
deve pagarne
le conseguenze”
Difendere e lottare per la sopravvivenza
erano le motivazioni di tutti gli
aggressori del 1914. I francesi riuscirono a respingere gli invasori; nei primi
giorni di settembre, con gli aiuti britannici, le truppe
francesi respinsero quelle
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. Questo contrattacco segna la
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CAPITOLO 1

UNA GRANDE GUERRA

Pochi mesi dopo lo scoppio della Grande Guerra, l’entusiasmo di parteciparvi svanì; nel primo periodo si era pensato a una “guerra lampo” della durata di pochi mesi, ma anche questa convinzione svanì presto e la guerra risultò essere una lunga ed intensa guerra di trincea. C’erano due schieramenti:

Triplice Intesa: Francia, Inghilterra e Russia  Triplice Alleanza: Germania, Italia e Austria

La Germania decise di mettere in atto un piano militare molto dettagliato, il piano Schlieffen che prevedeva un primo fulmineo attacco a occidente per annientare la Francia in poco più di un mese, l’invasione del Belgio e la marcia su Parigi. Il Belgio fin dal 1839 aveva garantito la sua neutralità con l’obbligo di non impegnarsi al fianco di una potenza straniera; proprio per questo motivo, alla minaccia d’invasione da parte dei tedeschi, il sovrano belga, Alberto I, rifiutò l’aiuto inglese e francese. Il problema di fondo è che il paese non era minimamente preparato ad affrontare una guerra, ma con coraggio respinse l’ultimatum tedesco e iniziò la difesa dei suoi territori. Con l’arrivo dei tedeschi iniziarono le invasioni, gli incendi dei villaggi e molti civili furono colpiti. Uno dei fatti più tragici compiuti in Belgio da parte della Germania, è stato l’assalto a Lovanio, importante per la cultura europea; il cosiddetto “stupro di Lovanio” scosse l’opinione pubblica di tutta Europa e convinse l’ Inghilterra ad entrare in guerra. Sull’avanzata in Belgio il capo di stato maggiore Von Molkte disse: “La nostra avanzata in Belgio è stata senza dubbio brutale, ma stiamo lottando per la sopravvivenza e tutto ciò che troviamo sulla nostra strada deve pagarne le conseguenze”

Difendere e lottare per la sopravvivenza erano le motivazioni di tutti gli aggressori del 1914. I francesi riuscirono a respingere gli invasori; nei primi giorni di settembre, con gli aiuti britannici, le truppe francesi respinsero quelle tedesche fino al fiume Marna. Questo contrattacco segna la fine del piano Schlieffen. Sul fronte orientale la situazione della Germania non era migliore perché i russi riuscirono a lanciare un’offensiva contro la

Prussia , il cuore del Reich ; i tedeschi furono costretti a richiamare le truppe dal fronte occidentale e riuscirono a contrattaccare i russi sconfiggendoli in due grandi battaglie. Dopo l’insuccesso di queste rapide manovre i fronti si assestarono e svanì la convinzione di una guerra-lampo.

IN TRINCEA

In Galizia e in Serbia la paura e il disprezzo etnico provocarono la ferocia degli austriaci occupanti; non mancarono il lavoro forzato e le concentrazioni di prigionieri e civili in appositi campi, una tecnica già presente della guerra anglo boera e destinata a diventare un topos di tutto il secolo del Novecento. Ma il vero dramma della Prima Guerra Mondiale, non furono le violenze sui civili, ma si concentrò sugli spazi brevi di guerra in una lunga linea di oltre 2000 chilometri, dal Mar Baltico ai confini con la Svizzera. In tutto il territorio europeo venivano scavate buche strette e profonde per nascondere gli uomini e proteggerli dalle truppe nemiche. Il labirinto divenne la più esatta ed azzeccata metafora per le trincee che costituivano una barriera fortificata che ricordava il limes romano.

La terra che separava le due trincee nemiche diventò uno spazio astratto, popolato di cadaveri e d’incubi. Le truppe si fronteggiavano nelle trincee in uno stallo, senza che nessuno prendesse il sopravvento, ripetendo all’infinito lo stesso schema: sanguinolenti e violenti attacchi per conquistare pochi metri di terreno. Questa situazione non mutuò per anni ed è proprio la durata che disegnò un nuovo mondo. Innanzitutto un nuovo orizzonte mentale; infatti la mitragliatrice aveva già cancellato l’idea che gli uomini si affrontassero a viso aperto, l’uno contro l’altro. Il nemico era invisibile e la morte collettiva e anonima. I singoli persero dignità e identità.

La vita in trincea fu anche una fabbrica di fantasie e d’incubi arcaici; i soldati prestavano orecchio alle più strane dicerie e fantasie che si diffondevano con un’incredibile rinascita della tradizione orale. I soldati rimasero fortemente traumatizzati e nell’immobilismo delle trincee senza possibilità d’azione, i soldati furono costretti a confrontarsi con le loro parole; erano molto frequenti le esplosioni di follia, l’autolesionismo, i blocchi psicomotori, la depressione, la malinconia e ogni altra forma di trauma.

Il 20 maggio con il solo voto contrario dei socialisti, la Camera votò i pieni poteri al governo e con ciò si autorizzava l’ingresso in guerra. La guerra venne dichiarata il 23 maggio e il 24 maggio 1915 le truppe italiane si mossero verso il fronte.

L’INUTILE STRAGE: I FRONTI SI MOLTIPLICANO

Gli austriaci arretrarono lungo l’Isonzo e sul Carso, gli italiani sferrarono diverse sanguinose offensive senza alcun risultato e anche su questo fronte ebbe inizio la guerra di trincea. Nel fronte Ovest agli inizi del 1916 i tedeschi sferrarono attacchi contro la piazzaforte di Verdun, ma i francesi seppero resistere e nel giugno fu la volta della controffensiva inglese sulla Somme. Nel 1917 Benedetto XV , dopo aver invitato tutti i contendenti disse che la guerra fu un’ “inutile strage”.

Era una guerra tecnologica e la tecnologia si equivaleva in tutti gli stati in una continua corsa all’innovazione. Siccome fin dall’inizio della guerra tutti gli stati avevano creduto in una guerra lampo, già alla fine del primo anno di guerra molte truppe erano rimaste prive di rifornimenti e di proiettili. Era spesso capitato che i russi attaccassero disarmati per poi prendere i fucili dei soldati uccisi. Successivamente entrarono in campo la macchina industriale, la ricerca e l’innovazione che accelerarono i loro ritmi. Anche per questo motivo la Prima Guerra Mondiale venne definita la Grande Guerra, venne considerata come l’evento fondante del Novecento e chiuse per sempre il lungo Ottocento. La Grande Guerra è stata la guerra inizio di tutto. Da questo momento in avanti la storia si esprime anche in numero di vittime, le stragi caratterizzanti del Novecento sono contabilizzate come in una statistica di morte. I corpi senza nome rimasero a costellare i campi di battaglia; dopo la guerra venne scelto un corpo da ogni esercito e venne seppellito nei punti più importanti delle città. Il simbolo del massacro è il milite ignoto, l’uomo privo di qualità, l’uomo di massa.

Grandi numeri non furono presenti solamente tra le vittime, ma anche nella produzione di armi ; vennero sfornate centinaia di migliaia di mitragliatrici, fucili, proiettili. Vennero inoltre sperimentati i nuovi prodotti dell’industria chimica, lo spettro della guerra chimica aveva già indotto le potenze ad accordo siglato all’Aja nel 1899, che vietava l’impiego di veleni o armi avvelenate. Il 22 aprile 1915 nella regione Ypres in Belgio venne

vista avanzare una nube giallo-verdastra che precedette l’avanzata dell’esercito tedesco. I soldati iniziarono a combattere con le maschere antigas , un supplizio inutile perché dalle nubi di gas non ci si può difendere ; è sufficiente applicare una combinazione calcolata di gas lacrimogeno e di fosgene: il primo costringeva i fanti a togliersi le maschere e a respirare il secondo. Le nuove armi con la loro potenza rendono la morte collettiva, anonima e cancellano l’idea eroica della guerra.

LA GUERRA SUI MARI, LA GUERRA LONTANA

I combattimenti si estesero ai mari e ai possedimenti coloniali. Siccome la Germania aveva accesso solamente al mare del nord e che per raggiungere l’Atlantico doveva passare per la Manica, ci fu un’opera di contenimento da parte inglese e un solo grande scontro navale, nel maggio del 1916, la battaglia dello Jutland , non fu uno scontro decisivo e ogni fronte se ne attribuì la vittoria. Nella guerra sui mari entrarono in campo i sottomarini , la Germania intendeva indebolire il nemico con la tecnica del blocco navale che avrebbe dovuto impedire i rifornimenti via mare, i tedeschi impiegarono gli U-Booten. Era una strategia di guerra molto efficace, ma estremamente vile e poco guerresca perché intesa a danneggiare indiscriminatamente i civili. Inoltre i sommergibili avrebbero attaccato in immersione ciò vale a dire senza rispettare le leggi del mare , per le quali un attaccante doveva avvertire un mercantile prima di affondarlo e fare in modo che i passeggeri potessero mettersi in salvo. Questa guerra sottomarina era una guerra senza regole e proprio per questo motivo poteva creare seri incidenti diplomatici con i paesi neutrali. Nel maggio del 1915 venne affondato il transatlantico britannico il Lusitania sul quale erano a bordo circa 130 passeggeri americani. L’opinione pubblica americana rimase molto colpita dall’accaduto.

Nel frattempo in superficie la sfida tedesca alla Royal Navy fu presto persa. La capacità di intercettare i messaggi telegrafici giocò un ruolo fondamentale nella sorte degli incrociatori che s’inseguivano negli spazi oceanici. La flotta inglese subì una sconfitta davanti al porto cileno di Coronel, ma poco tempo poté restituire il colpo alle isole Falkland ponendo fine alla’attività di alto mare della marina tedesca. La guerra non si combatte solamente in Europa o sui mari, ma anche nei territori coloniali. UK e DE si batterono per i possedimenti africani che la Germania aveva da poco conquistato. Il piccolo Togo cadde subito, il

A SAN PIETROBURGO

Il governo dello zar aveva creduto che la guerra sarebbe stata molto breve e aveva concentrato le sue energie nella mobilitazione iniziale. Pur avendo la Russia l’esercito più grande mai visto, le strutture industriali non erano così sviluppate. Il completo successo di un’offensiva austro tedesca nel maggio 1915 fece perdere le province occidentali dell’impero. L’aspetto multinazionale dell’impero creava non pochi problemi, infatti fu presto percorso da una grande ondata di profughi e si temeva potesse fraternizzare con il nemico. Per questo motivo avvenne la deportazione degli armeni ottomani da parte turca, primo esempio di come la guerra potesse innescare delle politiche di sterminio etnico. Aumentarono i disertori , al collasso militare, umano ed economico si aggiunse quello dell’intero sistema politico e amministrativo. In questo clima di tensioni, il paese vide dissolversi la sua classe dirigente. Si giunse all’ 8 marzo 1917 e in quella data San Pietroburgo fu attraversata da colonne di dimostranti che protestavano contro i caroviveri , vennero assaltate le stazioni di polizia e liberati i prigionieri politici. Le truppe si rifiutarono di sparare sulla folla, e quando lo zar decise di sospendere il parlamento, la Duma , i deputati si rifiutarono di sciogliersi e costruirono un governo provvisorio diretto da Kerenskij.

Quando la guardia imperiale fraternizzò con i manifestanti lo zar abdicò. Suo fratello non volle prendere il suo posto perciò, dopo diversi secoli, la Russia era senza zar, senza governo, senza autorità riconosciute. Il vuoto di potere lasciò spazio al Soviet degli operai e dei soldati. I rappresentanti dei soviet non osavano nemmeno immaginare che in un paese arretrato come la Russia si potesse far scoppiare una rivoluzione socialista. Ad aprile arrivò in Russia Lenin , che prima della guerra era stato tra coloro che avevano bollato come traditori i revisionisti e aveva formulato una teoria della rivoluzione che si allacciava a quella di Marx, ma la mutava sostanzialmente: la borghesia non aveva le energie per abbattere lo zarismo, ma la rivoluzione avrebbe potuto avvenire se il proletariato si fosse alleato con le masse contadine.

Lenin era riuscito a tornare in Russia grazie all’aiuto dei nemici tedeschi, che facevano di tutto per destabilizzare l’impero. Non appena tornò scrisse le Tesi di Aprile , nelle quali dichiarò che la fase democratico-borghese della rivoluzione di era conclusa e i bolscevichi non dovevano più appoggiare il governo provvisorio, dovevano abbattere il capitalismo e la sua democrazia parlamentare e dare tutto il potere ai Soviet.

Fino all’ultimo Lenin giocò d’azzardo andando contro ogni logica politica. Accanto a lui c’era Trockij con la sua teoria della rivoluzione permanente che costruendo una dinamica rivoluzionaria di lungo periodo poteva dar accettare nell’immediato anche delle scelte teoricamente incoerenti. Secondo Trockij per vincere non ci doveva essere pietà , molte teste dovevano cadere e molto sangue doveva scorrere.

Nella notte tra il 6 e il 7 novembre 1917 , il comitato rivoluzionario militare s’impadronì dei luoghi strategici di San Pietroburgo. Il Palazzo d’Inverno fu nuovamente espugnato senza combattimenti e i ministri furono arrestati. Il congresso dei Soviet ratificò la presa del potere da parte dei Bolscevichi. La terra fu nazionalizzata e distribuita ai contadini, fu proposto un armistizio immediato tutti i popoli belligeranti iniziarono le negoziazioni per una pace onesta e democratica , senza annessioni e indennità. In questo modo la Russia uscì dalla Prima Guerra Mondiale. Qualche mese dopo fu costretta a firmare una pace separata con condizioni durissime, con la pace firmata a Brest-Litovsk la Russia perse la Polonia e le province baltiche , riconobbe l’indipendenza dell’ Ucraina , della Georgia e della Finlandia. In questo modo la Russia perse un terzo delle sue regioni agricole, quattro quinti delle miniere di carbone e più della metà dei suoi impianti industriali.

CAPORETTO

Nella notte del 24 ottobre 1917 il fronte italiano sul fiume Isonzo subì un pesante bombardamento d’artiglieria da parte austro tedesca. Condotto con inusuale precisione e durezza, accompagnato da un grande uso di gas, il bombardamento ruppe alcuni punti del fronte e da lì alcuni plotoni di truppe estremamente armati sfondarono le linee e aggirarono le difese italiane per attaccarle alle spalle. Era un piano estremamente ambizioso, ma funzionò solo in parte, perché prevedeva di raggiungere il fiume tagliamento e di chiudere in una sacca l’esercito italiano. Dove non ebbe successo l’efficienza delle armate nemiche, ebbe ci riuscì il crollo di quelle italiane. La strategia di Cadorna , capo di stato maggiore italiano, aveva puntato sull’ attacco frontale nella speranza di sconfiggere il nemico e di dimostrare la raggiunta potenza dell’esercito italiano; l’intera classe dirigente italiana aveva il medesimo obiettivo: far sì che l’Italia contasse. Tra il 24 e il 26 ottobre i soldati italiani abbandonarono le linee , gettarono le armi e presero la via del ritorno. Privi di piani, indecisi sul

Diaz il 4 novembre 1918 annunciava che la guerra contro l’Austria- Ungaria […] iniziata il 24 maggio 1915, dopo 41 mesi, è stata vinta ”. Il 4 novembre divenne festa nazionale, giornata delle forze armate. Finalmente l’ Italia aveva vinto una guerra.

ARRIVANO GLI AMERICANI

L’ultimo anno di guerra era stato meno cruento su tutti i fronti europei, ma risultò determinate. Gli Stati Uniti erano già coinvolti nell’impresa con i loro capitali e le loro industrie per sostenere l’impresa bellica dell’Intesa. Gli americani si sentirono tuttavia minacciati dagli attacchi dei sottomarini tedeschi ; infetti già il 15 marzo furono affondati tre mercantili americani. Quando si scoprì del dispaccio con cui la Germania proponeva al Messico un’alleanza antiamericana con la prospettiva di fargli riconquistare territori perduti, il dado fu tratto. La guerra venne dichiarata nell’aprile del 1917.

L’America aveva una flotta molto potente e grande, ma un esercito piuttosto piccolo e privo di esperienza bellica; per questo motivo fu introdotta la coscrizione obbligatoria che dette circa un milione di reclute. Nel mese di giugno i primi contingenti cominciarono ad affiancare gli Alleati su tutti i fronti, e il 4 luglio 1917 elementi del corpo di spedizione americano sfilarono in parata a Parigi. E il mese successivo i primi corpi dei marines combattevano in Francia, con un impegno crescente che li portò nel settembre 1918 a condurre sul fronte francese la prima grande offensiva solo americana. Il successo delle truppe americane fu in primo luogo dovuto al fatto che non avessero conosciuto il logoramento delle trincee erano per questo motivo più cariche e motivate.

Nel territorio americano la propaganda fu ancora più intensa che in Europa , era ispirata non solo al bisogno di stringere la nazione attorno allo sforzo bellico, ma anche ai tratti spiccatamente ideologici che assunse il conflitto con il parallelo ingresso degli USA democratici e l’uscita dell’autocrazia zarista. A dare una nuova coerenza ideologica al conflitto fu il presidente Wilson il quale era principalmente contro ogni guerra, tanto da dichiarare che l’America era troppo fiera per combattere. Venne rieletto una seconda volta nel 1917, sulla base di una scelta di neutralità e trasformo quella scelta di pace in una dichiarazione di intervento volto a raggiungere una pace senza vincitori , a garantire al mondo un assetto pacifico e stabile. Nel gennaio del 1918 in un messaggio al Congresso

fissò i 14 Punti per la pace. Nelle parole di Wilson si stava combattendo una guerra finale per la libertà umana che si muoveva contro il colonialismo, l’imperialismo e il protezionismo aggressivo all’origine del conflitto fra i vecchi Stati. La sfida americana assunse i tratti di una crociata liberale e liberalista.

Con i 14 Punti, Wilson aveva fornito all’intero schieramento una sorta di manifesto ideologico che avrebbe dettato le regole della pace. Dopo l’entrata in guerra dell’USA si unirono allo schieramento alleato anche Panama, Cuba, Grecia, Siam, Liberia, Cina, Brasile, Guatemala, Nicaragua e Costa Rica.

L’impero Ottomano firmò l’armistizio il 30 ottobre 1918 ; tre giorni dopo gli austriaci cessarono il fuoco sul fronte italiano; l’Ungheria e la Polonia reclamarono l’indipendenza; la Serbia, la Croazia e la Slovenia formarono un governo provvisorio degli slavi del Sud, la Jugoslavia. Anche il Reich tedesco era in disgregazione. Tra settembre e ottobre i comandi dovettero prendere atto che l’esercito e la popolazione erano stanchi di lottare e volevano l’armistizio. Il generale Ludendorff , uno degli autori del piano Schlieffen, considerando le proposte di Wilson inaccettabili, si rivolse all’esercitò invitandolo a continuare la resistenza. Ma fu costretto alle dimissioni. Alla fine di ottobre Berlino era in mano ai rivoluzionari. Il Kaiser si vide costretto a nominare cancelliere il socialista Ebert , e il 28 novembre non potè far altro che rimare l’atto di abdicazione e partire per l’esilio. In questo modo, non solo termina la Prima Guerra Mondiale, ma la Germania diventa una Repubblica.

costituisce il prototipo. Come ha osservato Hannah Arendt, chi tra i bolscevichi praticò la violenza e chi la subì si adeguò a quel modello, ne conosceva gli antecedenti e da quelli trasse il senso della necessità storica.

Le prime fondamenta di questa trasformazione furono gettate tra il 1918 e il 1921 attraverso una tremeda guerra civile. Vittoriosi nel colpo di San Pietroburgo, i bolscevichi dovettero conquistare le vaste province dell’impero. Queste resistenze che trovarono nelle varie città russe si mescolavano con la guerra mossa ai bolscevichi dell’ Armata Bianca (tutti i nemici della rivoluzione bolvescevica) che erano affiancati dalla Germania, Francia, Inghilterra, USA. Fu una lotta senza quartiere, su tutti i fronti. I capi bolscevichi seppero resistere e contrattaccare. Nel gennaio del ’18 fu costituita l’ Armata Rossa , formata in un primo momento da volontari e successivamente da coscritti, ma comunque poco efficiente e decimata dalle diserzioni. Fino a che non seppe riorganizzarla Trockij che percorreva il fronte imponendo una disciplina rigorosa che non esitava a far ricorso al sistema degli ostaggi. Degli speciali commissari politici controllavano l’operato degli ufficiali. Ecco due elementi che avrebbero caratterizzato il regime bolscevico:

 Innanzitutto esso nacque come una dittatura militare , e anche quando la guerra civile fu vinta e molti quadri dell’esercito furono smobilitati, conservò sempre la struttura e lo stile di comando della gerarchia militare.  In secondo luogo, una struttura parallela raddoppiava quella statale: il partito , che dal marzo del ’18 si chiamò comunista. Il partito dirigeva, comandava e dominava tutto l’apparato statale, doveva essere monolitico , avere una voce sola; nel suo X congresso fu sancita la proibizione delle frazioni , da quel momento chiunque tentasse di esprimere delle opinioni diverse poteva essere accusato di tradimento.

Nel grande disordine di quei mesi il potere di era frammentato, dando vita a qualcosa che poteva ricordare la democrazia diretta , il mito ritornante del radicalismo rivoluzionario che immaginava elettiva e revocabile ogni carica. L’idea della democrazia diretta si traduceva nel più crudo autoritarismo. La dispersione del potere alla base richiedeva una direzione incontrastata al vertice. Il colpo di stato del 25 ottobre era avvenuto contro i Soviet; di lì a poco la sua convocazioni era stata rinviata al gennaio seguente, e quando si riunì fu subito sciolta con la forza e la legge marziale.

Da quel momento tutti gli atti del governo furono rivolti a esautorare i Soviet, a impedire ogni forma di controllo operaio o sindacale e quindi a bandire ogni forma di democrazia. La pulsione antidemocratica si indirizzò non solo verso le procedure elettive, ma anche verso i principi della libertà e dello stato di diritto che le sorreggono. Giornali e riviste furono proibiti, fu proibito lo sciopero e furono sciolti i sindacati.

Uno dei momenti culminanti di questa opposizione fu la sollevazione dei marinai e degli operai della base navale di Konstadt che nel febbraio del ’21 chiesero libere elezioni dei Soviet, libertà di parola e di produzione per operai, artigiani e contadini, la fine delle requisizioni e dei privilegiati. Il comitato centrale del partito definì l’insurrezione come una cospirazione controrivoluzionaria e Trockij ordinò che fosse liquidata manu militari. Con queste vicende entrava nella storia del Novecento la negazione del confronto politico e la feroce strategia dell’annientamento dell’avversario che di lì a poco avrebbero ispirato anche i movimenti fascisti.

Venne reintrodotta la pena di morte e creato il servizio segreto chiamato Ceka , e un decreto legittimò l’esecuzione sul posto , senza processo di agitatori controrivoluzionari. Nel 1918 si fondarono nuove istituzioni destinate a un grande e terribile futuro: appositi campi in cui agitatori e sabotatori erano costretti al lavoro forzato. Tre il 1918 e il 1921 Lenin chiamò il comunismo di guerra : si trattava non solo un comunismo per vincere la guerra, ma anche un comunismo sempre in guerra. Guerra ai nemici esterni, interni, guerra alla storia.

SUI CONFINI D’EUROPA

A occidente della Russia si combatté da allora una permanente guerra di posizione. La rivoluzione russa non poteva essere considerata come momento culminante di un processo storico mondiale. Era, al contrario, un esperimento d’avanguardia che avveniva in un paese arretrato. Già il decreto sulla pace emesso nel novembre 1917 due ore dopo l’arresto del governo provvisorio era rivolto ai popoli più che ai governi. Il governo si poneva nella prospettiva di una rivoluzione europea. Non a caso, Lenin mise fine alla diplomazia dei trattati pubblicandone il testo.

socializzazione. Se i grandi scioperi dell’industria erano consueti nella dinamica sindacale, ancor più impressionarono quelli nei servizi pubblici e nell’agricoltura , dove braccianti e contadini attaccarono la proprietà e paralizzarono la produzione. Fu un biennio rosso con i tratti di una strisciante guerra civile e un martellante attacco alle istituzioni borghesi privo di concreti sbocchi rivoluzionari.

Il culmine di quest’ondata di lotte riguardò il settore metalmeccanico ora minacciato dalla riconversione. Alle rivendicazioni sindacali si oppose l’intransigenza degli industriali e gli operai del nord risposero occupando armati le fabbriche , innalzando la bandiera rossa e tentando di proseguire la produzione. Dopo un mese l’avventura terminò con un sostanziale successo sindacale , ma non si erano nemmeno intraviste le tappe da compiere per la presa del potere. Dopo essere stato rinchiuso nel carcere fascista, Antonio Gramsci , avrebbe dedicato le sue riflessioni alle radici storiche di quelle fratture. La linea dei consigli operai di matrice sovietica-russa sostenuta dal gruppo di Ordine nuovo , rivista di Gramsci, si presentava come un’alternativa radicale ai programmi politici e sindacali del Partito socialista. E siccome non sarebbe stato possibile conquistare il Partito, al congresso del Partito socialista svoltosi a Livorno nel gennaio 1921 , l’estrema sinistra (Gramsci, Togliatti, Tasca, Terracini) uscì dal partito per costruire sotto la guida di Bordiga il Partito Comunista (PCd’I, poi divenuto PCI)! Svolta di Livorno

GLI ANNI DELLE SCELTE

Nel frattempo i bolscevichi avevano vinto la guerra civile. I contadini, che costituivano l’80% della popolazione , avevano acquistato la gran parte della terra e formavano il grosso dell’esercito. Dopo aver distrutto le aziende agricole create nello zarismo, durante le fasi della guerra civile, si erano levate rivendicazioni che chiedevano che fosse garantita la distribuzione della terra, la proprietà, la libera produzione, l’accesso al mercato (…). Questa era la rivoluzione fatta di rivendicazione comuni a quelle dei Soviet originari e dei gruppi industriali, ma divenne presto una lotta contro lo stato dei bolscevichi. Per quanto riguarda invece la nazionalità , nel 1914 Lenin aveva esaltato il diritto delle nazioni all’autodeterminazione , precisando che in ogni nazione ve ne erano due: quella borghese e quella proletaria, il che avrebbe consentito di difendere l’una e reprimere l’altra a seconda delle circostanze.

Nel Novembre del ’17 la Dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia decretava il diritto alla libera autodeterminazione, fino alla separazione e alla costituzione di uno Stato indipendente, la soppressione di tutti i privilegi e di tutte le limitazioni nazionali e nazionalreligiose. Nel 1919 Lenin tracciò le linee di una politica basata sulla più grande attenzione nei riguardi delle tradizioni nazionali e la più stratta osservanza della parità della lingua e della cultura ucraine. Ma già alla fine del 1917 Lenin e Stalin avevano deciso l’invasione e la sottomissione della Repubblica ucraina. Fino alla fine lo Stato mantenne il nome di Unione di repubblica , ma le alleanze con le nazionalità e le politiche di tutela linguistica e d’indigenizzazione si avvicendarono alle più brutali repressioni , a politiche di russificazione o di denazionalizzazione.

Per quanto riguarda la politica verso le rivendicazioni contadine, nel 1917 Trockij, di fronte alle sollevazioni antipadronali delle campagne, giustificava le barbarie rivoluzionarie dei contadini e Lenin l’appoggiò. Seguirono requisizioni, espropriazioni, lavoro obbligatorio e violenze. Nel 1919 il sistema divenne ancor più rigido e ogni comunità doveva versare allo Stato quote definite in anticipo di prodotti ; alle requisizioni si aggiunsero anche le torture per estorcere il grano ai contadini che lo nascondevano.

Visti i pessimi risultati economici di queste politiche, in alcuni momenti si scelse di andare nella direzione opposta. Si trattava di decidere se inasprire il controllo sociale e lo sfruttamento delle campagne per concentrare le risorse sullo sviluppo industriale, oppure stimolare le campagne a produrre di più attraverso opportuni incentivi. In poche parole se andare alla guerra civile contro la massa dei contadini […] oppure rafforzare attraverso l’accordo con esse la base sociale del potere sovietico. In realtà nel bolscevismo non si dava scelta. Le concessioni alla proprietà contadina, o alla libera espressione delle nazionalità e della società urbana, erano incompatibili con le imperiose necessità della guerra civile e con le strutture rigidamente militari e gerarchie che il regime si era dato. (Pag 53- tralasciate)

anche internazionali. Questa volta i villaggi, in Ucraina, Kazakistan, nel Caucaso non ricevettero alcun sostegno per espresso volere di Stalin. Venne proibita l’importazione di generi alimentari, mentre la reintroduzione del passaporto nazionale impedì l’emigrazione. La disperazione portò a fenomeni apocalittici, con casi di cannibalismo (forse a questo motivo si deve il mito dei “ comunisti che mangiano i bambini ”). Nella sola Ucraina nel corso di un anno morirono quasi 4 milioni di contadini. Alcuni studiosi hanno parlato di carestia artificiale , domandandosi se non si fosse trattato di un vero progetto di sterminio su base etnica ; l’Ucraina commemora la carestia con il termine Holodomor che indica la morte procurata per fame.

Dopo aver vinto in questo modo la guerra ai contadini, tute le risorse furono dirette a sostenere lo sviluppo industriale. Il Gosplan fissò gli obiettivi da raggiungere settore per settore, dando la priorità all’industria pesante e a quella militare. Nel giro di pochi anni l’Unione Sovietica diventò una potenza industriale. Dal l’altro lato della medaglia però l’urbanizzazione tumultuosa peggiorò le condizioni abitative: a Mosca il numero dei metri quadri disponibili per abitante passo dai 6 ai 4; la crescita del numero di divorzi e di aborti e la diminuzione della natalità testimoniavano di una drammatica disgregazione sociale. Spesso gli operai decidevano di abbandonare le fabbriche per tornare ai campi o nel mercato nero. L’alcolismo era una piaga nazionale , ma era indotto dallo Stato per motivi fiscali, la produzione della Vodka infatti triplicò tra il 1926 e il 1931.

CAPITOLO 3

IL PRINCIPIO NAZIONALE

L’EUROPA DI WILSON

L’ 8 gennaio 1918 le proposte complementari che accompagnavano il programma della pace nel mondo esposto in 14 punti affermavano che tutte le aspirazioni nazionali ben definite dovranno ricevere la soddisfazione più completa. I popoli e i territori non avrebbero dovuto essere oggetto di mercanteggiamento come fossero semplici oggetti o pedine di un gioco. Lo sviluppo autonomo delle nazionalità sarebbe avvenuto nel quadro liberale e democratico consentito dalla vittoria dell’Intesa sugli imperi autocratici e multietnici. Ponendo nazionalità, libertà e democrazia come fondamenti dei futuri assetti del mondo, Wilson ambiva a ridisegnare lo stesso sistema delle relazioni internazionali. I 14 punti invocarono la pubblicità dei trattati e a coronamento di questo nuovo assetto proponevano la costituzione di una società generale delle nazione che avrebbe regolato le relazioni tra Stati.

Il progetto wilsoniano fu adottato come criterio guida dei trattati di pace. Il documento istitutivo della Società delle Nazioni, chiamato Covenant , aprì una serie di trattati di pace il 28 giugno 1919. La Società avrebbe avuto un’Assemblea di tutti gli Stati membri , sotto la guida di un Consiglio formato da cinque membri permanenti (vincitori della guerra) e quattro a rotazione, che avrebbero dovuto esprimersi sempre all’umanità. Il suo compito era quello di giuridificare i rapporti tra gli stati che s’impegnavano a sottropore ogni controversia a una corte arbitrale o a un regolamento giudiziario sotto l’egida della Società.

La società delle nazioni, con sede a Ginevra, costituì un primo tentativo di regolamentazione formale del sistema internazionale a fini di pace. Voleva essere un rafforzamento a base democratica del sistema internazionale. Tuttavia fin dall’inizio fu evidente la debolezza della nuova istituzione. Innanzitutto poiché mancava l’adesione di alcune delle più importanti potenze: USA , il cui congresso giudicò eccessivo l’impegno europeo di Wilson e non ratificò il trattato; la Russia rivoluzionaria; la Germania ; il Giappone. In questo modo la Società apparve dunque come uno strumento in mano alle potenze vincitrici europee. Inoltre mancava di strumenti operativi sia nei confronti dei propri membri, sia nei confronti di